lunedì 19 settembre 2011

Stagni.

Consideriamo che vado in piscina. Consideriamo anche che le mie corsie preferite vengono indicate generalmente con il disegnino della tartaruga o di Nemo. Proprio quella corsia che ti porta a vivere nel terrore di vedere il tuo braccio sinistro sfracellarsi durante il dorso contro il morbido muro piastrellato. Proprio quelle braccia la cui potenza annessa è stata definita negli anni nei modi più diversi, ma che il più divertente è “braccia di cacca”.

Considerato tutto questo, và da sé che i miei compagni di corsia appartengano alle specie ittiche più variegate.
Una volta superati i sette-dieci minuti di acclimatamento graduale alle temperature artiche dell’acqua, attività che mi azzera qualsiasi facoltà mentale, inizio a riprendere contatto con il mondo. E allora, tra una vasca e l’altra inizio a notare i miei compagni di acquario.

Ci sono i pesci pulitori. Essi rimangono attaccati al muretto, con la bocca al pelo dell’acqua. La durata è variabile, probabilmente correlata al livello igenico dell’acquitrino. Il più operoso è arrivato alla mezz’oretta.

Ci sono i siluri. Essi non hanno sesso. Vanno tanto veloci che non riesco a identificarli. E normalmente non sono nella mia stessa barriera corallina.

Poi vengono i sommergibili. Loro ti stanno osservando. Sempre. Con la testa sopra o sotto il pelo dell’acqua. Sai che ti stanno osservando. Lo percepisci. E sanno del magnifying power dell’acqua. E lo usano a loro favore.

Ci sono i bambini Idra. Nella versione ridimensionata. Hanno due teste. Un galleggiante oviforme sapientemente collocato a livello del torace permette loro di dare questa illusione. Che siano in posizione retta o paralleli al pelo dell’acqua hanno comunque una testa che spunta.

Poi vengono i tamarri. Normalmente arrivano a sciami. E i tamarrissimi. Questi si possono riconoscere per la tipica forma a croissant. Definizione adorabile made in Pepe, moroso di Daisy, l’altra mia coinquy. Questi personaggi sai che se per errore dovessero stendere le loro braccia, si provocherebbero una qualche frattura all’articolazione del gomito.

Ci sono anche i pesci sorpresa. Questi normalmente ti precedono. E quando tu decidi di fare dorso. Loro a sorpresa si fermano a metà corsia. Terrorizzati. E se per qualche motivo tu te ne accorgi, e cerchi di superarli, loro ti soprendono nuovamente. Perché ligi al ferreo codice della strada, per tornare indietro decidono di avvicinarsi all’altro bordo. E quindi, comunque, li tamponi.

Poi ci sono alcuni pesci che meritano una menzione d’onore.
C’è il pesce BraccioSinistroOndaAnomala. Incapace di fare delle rotazioni normali con il braccio sinistro. È in grado di generare un’onda d’urto che ti sposta al bordo esterno della corsia.
C’è il pesce FacciamoAGaraAChiSpruzzaPiùLontano. A volte l’ho vista superare le due corsie. È una vera potenza.
E poi, raramente, c’è il bronzo di riace. Che se anche non ne hai bisogno, la testa fuori dall’acqua la devi tirare fuori. E rimani in adorazione.

Altro tempo andrebbe dedicato a descrivere la fauna delle doccie. Quella fauna che vorresti essere un uomo per avere la possibilità di non vederla.
Ma questa volta mi trattengo.

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