domenica 25 settembre 2011

Stream of consciousness.

Riposo che non è riposo. Week end a schegge che si conficcano lentamente. Piano, piano, sempre più in fondo. La routine appiccicaticcia continua senza apparenti deviazioni. Ma vai in laboratorio anche quando potresti stare a casa. Anche quando nessuno va in laboratorio perché è sabato o domenca. Ad esempio. Giochetti squallidi si insinuano sotto pelle. Riassunto perfetto nella canzone degli Afterhours, e nelle immagini di highfivecollective. E ti chiedi quando riuscirai a fermarti. Se è veramente questo quello che desideri per te. Male di miele. Ma il problema è sempre quello alla fine. Penso troppo. E poi è domenica sera anche per me.



venerdì 23 settembre 2011

Dispensa..

Se fossi un topino di Boscodirovo cercherei i raggi di sole più caldi, la sensazione della sabbia sulla mia pelle e quella delle onde contro i miei fianchi, le infinite ore di luce, l’odore della mia pelle dopo una giornata di sole. La leggerezza di un vestito finalmente corto. I piedi nudi sull’erba. Le passeggiate di sera ancora senza giacca. Li cercherei, li imbarattolerei e li ficcherei nella dispensa. Perchè fino ad ora ce n’è a sufficienza. Ma fra qualche mese potrei sentirne la mancanza. E non basterà il natale, il mio compleanno e il ritorno a casa per farmi sentire bene come in estate.




Non ci hanno rinnovato il FIS. Non so che dire. Non so che pensare. La cosa che mi viene meglio è fare finta di niente. Non ne parlo. Così il problema non mi sembra ancora del tutto reale.

lunedì 19 settembre 2011

Stagni.

Consideriamo che vado in piscina. Consideriamo anche che le mie corsie preferite vengono indicate generalmente con il disegnino della tartaruga o di Nemo. Proprio quella corsia che ti porta a vivere nel terrore di vedere il tuo braccio sinistro sfracellarsi durante il dorso contro il morbido muro piastrellato. Proprio quelle braccia la cui potenza annessa è stata definita negli anni nei modi più diversi, ma che il più divertente è “braccia di cacca”.

Considerato tutto questo, và da sé che i miei compagni di corsia appartengano alle specie ittiche più variegate.
Una volta superati i sette-dieci minuti di acclimatamento graduale alle temperature artiche dell’acqua, attività che mi azzera qualsiasi facoltà mentale, inizio a riprendere contatto con il mondo. E allora, tra una vasca e l’altra inizio a notare i miei compagni di acquario.

Ci sono i pesci pulitori. Essi rimangono attaccati al muretto, con la bocca al pelo dell’acqua. La durata è variabile, probabilmente correlata al livello igenico dell’acquitrino. Il più operoso è arrivato alla mezz’oretta.

Ci sono i siluri. Essi non hanno sesso. Vanno tanto veloci che non riesco a identificarli. E normalmente non sono nella mia stessa barriera corallina.

Poi vengono i sommergibili. Loro ti stanno osservando. Sempre. Con la testa sopra o sotto il pelo dell’acqua. Sai che ti stanno osservando. Lo percepisci. E sanno del magnifying power dell’acqua. E lo usano a loro favore.

Ci sono i bambini Idra. Nella versione ridimensionata. Hanno due teste. Un galleggiante oviforme sapientemente collocato a livello del torace permette loro di dare questa illusione. Che siano in posizione retta o paralleli al pelo dell’acqua hanno comunque una testa che spunta.

Poi vengono i tamarri. Normalmente arrivano a sciami. E i tamarrissimi. Questi si possono riconoscere per la tipica forma a croissant. Definizione adorabile made in Pepe, moroso di Daisy, l’altra mia coinquy. Questi personaggi sai che se per errore dovessero stendere le loro braccia, si provocherebbero una qualche frattura all’articolazione del gomito.

Ci sono anche i pesci sorpresa. Questi normalmente ti precedono. E quando tu decidi di fare dorso. Loro a sorpresa si fermano a metà corsia. Terrorizzati. E se per qualche motivo tu te ne accorgi, e cerchi di superarli, loro ti soprendono nuovamente. Perché ligi al ferreo codice della strada, per tornare indietro decidono di avvicinarsi all’altro bordo. E quindi, comunque, li tamponi.

Poi ci sono alcuni pesci che meritano una menzione d’onore.
C’è il pesce BraccioSinistroOndaAnomala. Incapace di fare delle rotazioni normali con il braccio sinistro. È in grado di generare un’onda d’urto che ti sposta al bordo esterno della corsia.
C’è il pesce FacciamoAGaraAChiSpruzzaPiùLontano. A volte l’ho vista superare le due corsie. È una vera potenza.
E poi, raramente, c’è il bronzo di riace. Che se anche non ne hai bisogno, la testa fuori dall’acqua la devi tirare fuori. E rimani in adorazione.

Altro tempo andrebbe dedicato a descrivere la fauna delle doccie. Quella fauna che vorresti essere un uomo per avere la possibilità di non vederla.
Ma questa volta mi trattengo.

domenica 18 settembre 2011

Swing!

Ieri festival di danza in un quartiere vicino a dove abito. La voglia di tornare a ballare è esplosa.

Spettacolo completamente gratuito, livello professionale. Quindicenni con un'energia contagiosa. Motivati, sostenuti.

C'era questa scuola incredibile. Le coreografie di Sarah Coral sono quelle che quest'anno mi hanno colpito maggiormente. Il mio adorato reggaeton.

E poi c'era lo Swing. E me ne sono innamorata.





Il video è stato fatto da una delle scuole che partecipava al festival. Credo che mi iscriverò. :)

giovedì 15 settembre 2011

Català-Roca

Domenica di passione per me. Una mostra fotografica mi ha mostrato gratuitamente il fianco e io ho affondato le zanne (Web Site).


Lui era di Valls. Valls è questo paesino a sud di BCN che ha partorito due delle principali tradizioni catalane: i Calçot e i Castellers.
Lui è un fotografo.

La fotografia ha per me tre difetti, se proprio vogliamo trovarli. Non c’è musica. Non c’è profumo. E quasi sempre non c’è movimento.

Qui era diverso.
Guardando le sue fotografie venivo risucchiata da questo bianco-nero espressivissimo. Mi trovavo vestita con i calzetti bianchi alla caviglia infilati nelle scarpine lucide e nere, la gonna a vita alta lunga cinque centimetri sotto le ginocchia, una camicetta bianca e i capelli bigodinati. E potevo immaginarmi esattamente il prima e il dopo. Molte delle foto sono in posa. Ma erano così intense che sembrava semplicemente di aver messo per errore in pausa un film. Sai cosa accadeva esattamente pochi minuti prima. E ti puoi immaginare anche gli attimi successivi.

Nelle sue foto c’è Dalì, c’è Hemingway. Nelle sue foto ci sono Barcellona e Madrid 60 anni fa’.  Tra le foto c’è questa, che mi ha colpito incredibilmente.


È una zingara. I suoi piedini nudi poggiano su Montjuïc. Alle sue spalle Barcellona.

Ho scoperto che è un suo scatto a fare da copertina a uno dei miei libri preferiti.

Ho scoperto che nel parco del Retiro a Madrid ha scattato una foto che assomiglia molto a una delle mie. E mi sono sentita orgogliosa.



Qui si possono vedere altre delle sue foto.

mercoledì 14 settembre 2011

La DF syndrome

Quando pulisci casa in anticipo.
Quando paghi l’affitto appena ti arriva lo stipendio.
Quando fai una torta e viene buonissima.
Quando compri il fertilizzante per cercare di far resuscitare la tua orchidea.
Quando il basilico cresce rigoglioso in terrazza.
Quando insegni al FrenchCoinquy a cucinare la pasta ComeSiDeve.
Quando riesci ad andare dal calzolaio a chiedere consigli su come sistemare le tue scarpe preferite.
Quando succedono tutte queste cose mi accorgo di soffrire della Sindrome della DonnaFatta.

Poi vado in piscina e mi accorgo di aver dimenticato le mutande a casa e l’unica cosa che ho di simile a una mutanda è il costume bagnato fradicio. E rinsavisco.

martedì 13 settembre 2011

Catalans.

Ho sostenuto una conversazione in catalano.
In ascensore.
Parole banali, non c'è che dire.
Ma non mi hanno sgamata. Nessun dubbio.
Nessuna espressione facciale mi ha fatto capire che dubitassero della mia catalanità.
Nemmeno un pluf.
Il mio senso di onnipotenza oggi sta raggiungendo altezze astronomiche.

mercoledì 7 settembre 2011

domenica 4 settembre 2011

Italians.

C’è a Barcellona un isolato dal sapore americano. In quest’isolato si trova un centro che di americano non ha proprio nulla: l’istituto italiano di cultura (#).
Tra bibliotecari vecchi e polverosi che ancora cercano di cogliere il significato profondo di una fotocopiatrice e segretarie cubiche decisamente irascibili, ci si può imbattere in un’esposizione. Artisti italiani a Barcellona. I 150 anni qui si festeggiano così.

Un paio di acquerelli mi colpiscono particolarmente. Cerco l’autore. Stupita mi accorgo di conoscerlo.

Qualche mese fa. Plaza Catalunya. Movimento 15-M (#el pais, #spaghettibcn). Sono los indignados. Mi trovo tra un gruppetto di italiani. Cosa abbastanza insolita. Normalmente prediligo compagnie non-italiane.



Mi si presenta un uomo. Michele.
È un personaggio del tipo: “faccio cose… vedo gente…”.
Architetto. Vivo tra NYC e BCN. Ho questo hobby, dipingo, ho un animo artistico.
Un hobby.

I miei hobby sono stare dietro a un’orchidea, che al momento sta morendo, leggere, fotografare, cucinare… Con questi hobby non arrivo di certo ad allestire un vivao, a gestire un gruppo di lettura, a partecipare ad una galleria fotografica, a scrivere un libro di cucina…

Michele è lui: http://michelebajona.com/.
Per me. Sanno tanto di questa città. C’è la libertà. Il mare. Poi, soprattutto, conoscenze superficiali che ci portano a ricordare le persone come immagini indefinite, eteree. Il fuoco dell’obiettivo rimane sempre su un piano che non appartiene né a quello della persona, né a quello del fondo.
Ma questa è la tecnica dell’acquerello, è normale che sia così.

Tra le proteste degli indignados mi parla anche di un progetto cui sta partecipando. Un video che presenti presso il padiglione -Italia nel mondo- durante la biennale di Venezia gli artisti italiani che qui a Barcellona si sono fatti distinguere. Arte in tutte le sue forme. Lui ne è il direttore. Ha vinto il primo premio come miglior documentario.
#Qui lo si può vedere (proclamo solennemente il mio amore incontrastato verso Vimeo).
Per attitudine personale, i miei preferiti: TVBOY e Daniel Arvizu.

Sono anni che non seguo i telegiornali italiani. Di queste cose, che sanno di un’Italia pulita, originale, creativa, se ne parla?

Inciso: Benedetta Tagliabue, presente nel sopra-video, nel 2004 ha realizzato con il suo studio la ristrutturazione del mercato di Santa Caterina di BCN. All’interno, di fronte ai vari banchi del pesce, c’è un bar dai tavolini in alluminio, tovagliette di carta, servizio rustico e spartano. Lì ho mangiato fino ad ora il miglior Fideuà.

giovedì 1 settembre 2011

(non troppo) Lontani parenti.

<< Mussolini!! >>
Non rispondo. È il vigilante che a giorni alterni mi chiede se sono di Bilbao o tedesca.
<< Ehi! Mussolini >>
Mi giro. Sta fissando proprio me. Che abbia capito che sono italiana?
Devo ricordarmi di aggiungere alla lista “cosa è l’Italia per gli stranieri” la parola “Mussolini”?
Dunque: mandolino già è caduto in disuso.
Rimangono: pasta, pizza, mafia.
Da un po’ di anni ormai c’è anche “Berlusconi”. Troppi anni.
New entry del 2010: bunga-bunga.

<< Mussolini no, por favor! >> rispondo io cercando di sorridere.
<< Non sapevo fosse parente di Mussolini, ci assomiglia sempre di più! >>
<< Chi? >> chiedo stancamente.
<< Berlusconi! Mussolini e Berlusconi sono parenti, vero? >>
Ecco, appunto.



<< Mussolini! >>
I don’t answer. It’s the security guard. He always bothers me wondering if I’m German. When he doesn’t ask if I’m from Bilbao.
<< Hey! Mussolini! >>
I turn back. He's staring at me. Is it possible he has realized I'm Italian?
Should I remember to add to the list "What is Italy for foreigners" the word "Mussolini"?
Mandolin has already been forgotten.
Pasta, pizza and mafia left.
For some years now there is also "Berlusconi". Too many years.
New entry for 2010: bunga-bunga.

 << Mussolini no, por favor! >>
 << I did not know he was a relative of Mussolini, he looks like him more and more! >>
 << Who? >> I ask wearily.
 << Berlusconi! Mussolini and Berlusconi are relatives, right? >>
 Here, in fact.