mercoledì 31 agosto 2011

Minimal chic.

Tu, o coinquilino francese. Sì, proprio tu che per andare a fare la doccia decidi di passare davanti alla mia porta in mutande. E ti fermi baldanzoso. E mi chiedi ammiccando << Come va’? >>.
Tu, o coinquilino francese in mutande. Vorrei sapere cosa faresti se mi presentassi io alla tua porta con la stessa divisa minimal. Eh. Vorrei proprio saperlo.

martedì 30 agosto 2011

La custode di mia sorella.


My Sister’s Keeper. Now on my bookshelf.
Until now are
three days I can’t stop reading it. All my spare time for it. Pages and words are back the owners of my thoughts. Finally!
Yes, I know about
it, the movie. I’ve just seen the trailer. It doesn’t convince me completely. I’ll do everything step by step.

La custode di mia sorella. Ora nella mia libreria.
Sono tre giorni che non riesco a smettere di leggerlo. Tutto il mio tempo libero. Le pagine e le parole sono tornate le proprietarie dei miei pensieri. Finalmente!
Sì, lo so, il film. Ho appena visto il trailer. Non mi convince completamente. Farò tutto pian pianino.
 

lunedì 29 agosto 2011

Isolamento.

Prima giornata di lavoro. Piena crisis post-vacacional. Ufficio vuoto. Solo io, sólo yo, just me, juste moi.
Meglio. Nessuno mi rompe i coglioni. Nessuno mi invornisce di chiacchere inutili e stupide. Non dovrò fingere di ascoltare. Risparmio quell’energia che avrei dovuto dedicare ai muscoli del collo per far ondeggiare la testa e alle corde vocali per assentire ogni tanto. Risparmio energetico. Seguo i miei ritmi. Ho la mia privacy.

Metà pomeriggio. Sono ormai più di ventiquattro ore che non mangio. Le braccia si fanno pesanti e il cervello sembra aver imbarcato acqua. Acqua e sabbia. Quella consistenza giusta per fare le torri di cacchetta al mare. Lavorare con lentezza.
Non voglio uscire nella sala caffè.  Non ho voglia di parole scontate, falsamente interessate. Come sono andate le vacanze? Dove? Quando? Come?????
Non voglio rispondere. Non voglio sapere. Oggi non ce la faccio proprio a fare la pr. …honestly, fuck.
Mangio in ufficio. Per il mondo esterno almeno sarò ancora in vacanza. Beato lui.

Devo andare comunque in laboratorio. Attraversare un corridoio lunghissimo. Pieno di porte. Pieno di porte che si possono aprire, facendo uscire persone che vogliono parlare. Ascolto. Nessun rumore.
Esco. Corridoio vuoto. Mi volto a chiudere la porta.
<< RagazzaDelleArancie! >>
Infarto.
DentistaMulatto da dove cazzo sei sbucato fuori?”
<< Hola! >>
Il sangue comincia lentamente a rifluire. Molto lentamente. Troppo lentamente per poter fare conversazione. Esattamente quello che mi ero riproposta di non fare oggi, tra l’altro.
<< Dai, un beso! >>
Stupita da tanta cordialità da un catalano, perdipiù XY.
Lo stupore. L’infarto. Lo scazzo generico della giornata.
Non ho ancora spiccicato una parola di spagnolo da quando sono tornata.
Le parole inciampano sul palato e si incastrano probabilmente al livello dei premolari.
Mi sento informarmi sulle sue vacanze. Non posso credere a me stessa.
“Cosa cazzo stai facendo?”
Mi racconta di una SummerSchool strafiga in un isolotto della Grecia. Gente super-importante. Tanti ragazzi. Conosciuto un sacco di gente. Devi andarci. Segnatelo. Però è solo ogni 2 anni. Interessantissimo!
<< Si, si. >>
Ancora prima di salutarlo mi rendo conto di essermi già dimenticata sia il nome del programma che dell’isola greca.

Non la do più se mi salva Gesù!


Domenica 4 settembre in Piazza Maggiore a Bologna.
Fortunelli!

domenica 28 agosto 2011

Awakening.




Si sveglia lentamente. È troppo presto. La notte non dura più di cinque ore adesso. Solo cinque ore di distacco dai suoi pensieri e dalla sua vita. Troppo poche.

Mattoni pesanti nell’intestino. Una gamba fuori dalle coperte alla ricerca del fresco, il resto del corpo sotto. Non riesce a dormire senza qualcosa che la copra.
Piccoli rettangoli di luce le illuminano il corpo. Lacrime e mascara incrostano i suoi occhi.

La notte precedente. Sabbia che si infila nelle ballerine, salsedine, ritmo scandito e vuoto, un vocalist troppo convinto. Al ritorno la maschera può cadere, non è più necessario sforzarsi che vada tutto bene. I piedi si trascinano stanchi fino al letto.
“Le gnocchine prima di andare a letto si struccano, si spazzolano i capelli, almeno cento volte…” 
“…pazienza.”
Non si muove. Solo permettere alla sua cassa toracica di dilatarsi le costa fatica. Si immagina il diaframma, i muscoli intercostali, uno a uno. I mattoni nell’intestino.

Cerca di rimandare i pensieri il più possibile, black out del cervello. Sinapsi sottovuoto. Risucchia acetilcolina, catecolamine, serotonina. Bloccate.
Poi stancamente, noiosamente ritornano a funzionare.
“Devo riprendere a fare yoga”

Passi nella stanza, zoccoli di legno sfregano contro la superficie ruvida del pavimento nel tentativo di fare meno rumore.
Finge di dormire. Come sempre.

Un bacio sul ginocchio. Rabbrividisce al contatto con la barba. Un altro sul braccio, poi sulla guancia.
<< Buongiorno >> sussurra << sto andando via. >>
<< Buongiorno >> risponde con la bocca impastata che fatica ad aprirsi.
<< Buon viaggio. Spero di riuscire a venirti a trovare >>
<< Anche a te. Divertiti. Ti aspetterò. >>
Un ultimo bacio.
Socchiude faticosamente gli occhi. Le spalle larghe di suo fratello si allontanano. Non lo rivedrà per un bel po’.