lunedì 28 novembre 2011

Signor Rochester

Ho una mantellina. 
Mi fa sembrare Cappuccetto Rosso. 
Ma non è rossa. 
È color petrolio.


Quando la indosso divento il Signor Rochester, e scendo in sella al mio cavallo nero per la brughiera inglese. E mi perdo vivendo quella natura incontaminata, fredda e inospitale, così potente, così straordinaria in primavera. 


Ho adorato Jane Eyre, molto più di Cime tempestose, un po`di più di Orgoglio e pregiudizio. Il mio film preferito da piccola era Il giardino segreto. Se fossi un paesaggio sarei quella brughiera. E avrei al mio interno quel giardino segreto.


Camminavo sotto una pioggia fine, quella che ti lascia indecisa se valga la pena aprire o meno l'ombrello. Nel mio caso non incontro la splendida e anticonformista Jane Eyre uscita per fare una passeggiata. Vedo la versione spagnola di questa locandina.



Il trailer per ora mi ha convinto. Lo andrò a vedere.

Altro film che mi incuriosisce: La fine è il mio inizio. Dopo essermi innamorata di uno dei suoi libri non posso non guardarlo. E poi c'è Elio Germano, che mi è piaciuto tanto in Mio fratello è figlio unico.

mercoledì 23 novembre 2011

Finde Shows.

Venerdì sera, spanish fiesta fiesta come si deve qui. La terra delle persone che non fanno della loro sessualità incompatibile con i dictat cattolici un problema.
Ane, tesoro basco finito casualmente a fare tirocinio nel mio laboratorio. Lei e i suoi amici carini carini. Discoteca nei cui bagni si torna a parlare con le piastrelle. E si ride a crepapelle. 
C'è il deficente-palla al piede, mi tocco la nuca con disinvoltura, è il segnale, lei mi chiama. Scusa, davvero, molto interessante quello che dici, ma devo andare. Giochini adolescenziali che adoro.
C'è il paladino dell'amore vero. Visione disneyana.
C'è il gregge di belghe insipide come l'insalata omonima. Tutto il mondo è beeeeello, guarda come luccicaaaaa. Impalpabili più dello zucchero a velo vanigliato. Guarda, mi sento così vecchia, ho vent'anni, vorrei averne ancora diciotto. Sai, i vent'anni segnano la metà della vita, dopodichè si diventa adulti e diventa tutto più noioso.
Ancora una volta dopo troppo poco tempo cerco di trattenere lo sguardo da balle di fieno che rotolano nel deserto.
Così scopro che per loro è normale sposarsi e mettere su famiglia intorno ai venticinque anni.
Le sorrido comprensiva. Eeeeeh, capisco.
Mancava solo la pacca sulla spalla.

Scattino.
Ho una buona notizia per te.
Mmmm, che? Calimero se ne va?
No, sta sera vieni con me a vedere Los miserables. Gratis. C'è lui, fa la maschera, ci fa entrare senza problemi.
Gioia incontenibile.

Dalla galleria studiamo i posti liberi giù in platea. Preferisci prima o seconda fila?
Euforia.
Quando già stanno annunciando l'inizio dello spettacolo, scendiamo le scale, e mentre iniziano ad affievolirsi le luci in sala ci sediamo in platea. Seconda fila, centrale.
Un musical stupendo, scenografie maestose. Il fumo di scena arriva in volute dense ad avvolgermi. L'orchestra suona dal vivo. Una storia drammatica si sviluppa potente attraverso melodie deliziose. Le lacrime si sprecano.
L'assenza del ballo e di canzoni travolgenti sono le uniche cose che impediscono a questo musical di scalzare dal primo posto Notre dame de Paris.
Il ruolo di Eponine il migliore.

Lydia Fairen interpreta Eponine

La scena della sua morte la più toccante. Es lluvia nada mas.

lunedì 21 novembre 2011

Paper Planes.

Aereoporto.
Aspetto cercando di trattenere la fastidiosa agitazione data dall'attesa. Ne approfitto per osservare, studiare la gente. Fortunatamente all'arrivo degli aereoporti la felicità della gente è contagiosa.
Gruppi di giovani stracarichi di energia pronti a distruggere la città con feste scatenate. Famiglie in attesa. Persone. 
Un uomo. Tiene in mano un mazzo immenso di rose rosse, avvolte in delicata carta velina verde. E' agitato, cambia continuamente il peso sui piedi. Destra, sinistra, destra, sinistra. Solleva il polso e controlla l'orario. Un gesto ripetuto come automatismo, sicuramente non si è nemmeno accorto realmente di che ora sia. Un semplice contatto con il tempo. Cambia posizione ancora. Destra, sinistra, destra, sinistra.
Finalmente lei arriva, con una bambina vestita come una minuscola donna di classe. Cappottino rosso. Un orsetto viene trascinato sul pavimento lucido dell'aereoporto per il braccio morbido e peloso.
Abbracci e baci.
Molto bene.

Il libro sta prendendo una piega inaspettata. Chissà che non abbia fatto bene a insistere..

Anche la Spagna come l'uomo delle rose rosse, come tutti, in attesa di un cambiamento cambia posizione. Destra, sinistra, destra, sinistra...
Che amarezza, anche qui dunque il senso della memoria è stato dimenticato.
E allora via libera alla privatizzazione di massa, via i diritti per gli omosessuali, via la legge sull'aborto.
Destra.

venerdì 18 novembre 2011

Amico fragile.

Una relazione fragile in una situazione complicata.
Sono assolutista, non riuscirò a gestirla con la dovuta calma e lucidità.
Io che cerco in ogni angolino qualche motivazione che mi spinga a mandare tutto all’aria. Ed è estremamente semplice. Troppo semplice.
Sono fatta così. Ogni punto scricchiolante è un buon pretesto per lasciar perdere.
Ho sempre analizzato tutto e tutti nel dettaglio, in un modo così spasmodico da sembrare malattia. Nessuno passa l’esame a ottimi voti, nemmeno io. Sempre ogni difetto è stato per me un buon motivo per giustificare la cancellazione assoluta (anche se spesso temporanea) di una persona.

Lei, che ormai mi conosce così tanto da riuscire a capire che sono triste prima che io stessa me ne renda conto, lei lo ha capito da tempo che sono fatta così e mi mette in guardia.
Non prendere ogni cosa che non funziona esattamente come vorresti per mettere in discussione tutto quel che c’è.
L’ho fatto con lei. Lo faccio sempre maledettamente con tutti. Solo una persona è rimasta finora indenne. E ancora non riesco a spiegarmi questo privilegio. Non se lo merita.

Una relazione fragile in una situazione complicata.
Non sono un’accesa sostenitrice delle storie per sempre. Per quanto vorrei crederci, davvero. Vedo sempre una possibile complicazione. Diventano noiose e abitudinarie. Spesso, spessissimo, il per sempre è tollerato quando il senso di solitudine diventa inaccettabile, il bisogno di un abbraccio imprescindibile, e parallelamente si fa più sopportabile l’idea di sacrificare un po’ di se stessi. Le ragioni possono essere le più disparate. Ma questo mi spaventa. Mi mette in guardia.
Sto accettando questo perché ho semplicemente voglia di un po’ più di calore?
Non può essere.

Mettere sempre in discussione tutto.
Anche me stessa.

E se questa cosa stesse tirando fuori la parte peggiore di me? Mi vedo cambiata. E temo non in meglio. Il fuoco dentro di me si è affievolito. Non sono spenta, ma hanno abbassato la temperatura. Rimango ferma in attesa di non so nemmeno cosa. Ho paura che un minimo mio movimento faccia cadere tutto.

Esci? Un peperino come te non sfigurerebbe sta sera con i miei amici. Vieni a ballare?
C’è una cena a casa mia, ti va di venire?
Usciamo a prendere qualcosa?
Vieni a prendere un caffè?
No, No, No, No, NO.
Sono terrorizzata da me stessa. Non combinare casini. Non sta volta.

Ma poi vedo arrivare da lontano il piattume. Le pantofole ai piedi. Il pigiama smesso, sempre addosso. L’assenza di iniziativa. I silenzi. La noia.
E questa volta è così facile che succeda. È quasi inevitabile.

E dire che è una relazione leggera, senza costrizioni, senza corde soffocanti. Ma è così leggera che arriva a essere effimera, troppo fragile. Confusa.
Non sono mai stata gelosa. Odio esserlo. È un sentimento inutile, una perdita di tempo. Ma qui si fa molto per farmi sentire inadeguata.

Ogni volta arrivo alla conclusione che devo farla finita prima che questa cosa faccia finita me. Prima che mi spenga.
Intanto sta sera esco. Nessun no.

giovedì 10 novembre 2011

Things.

Leggo.
Mi sconvolge per la sua banalità. Un bel mazzo di pensieri scontati, parole deludenti, sentimenti prevedibili. Sconvolgente banalità.
Ma proseguo imperterrita. Perché voglio sapere se prima o poi si riscatterà, sono l’avvocato delle infinite occasioni. Perché nonostante conosca e approvi i dieci diritti del lettore secondo Pennac, proprio non ce la faccio a lasciare lì un libro (a meno che non si tratti de Il partigiano Jonny, quello sì, si può abbandonare).

Per chi non li sapesse, i diritti irrinunciabili di ogni lettore:
1) il diritto di non leggere
2) il diritto di saltare le pagine
3) il diritto di non finire un libro
4) il diritto di rileggere
5) il diritto di leggere qualsiasi cosa
6) il diritto al bovarismo
7) il diritto di leggere ovunque
8) il diritto di spizzicare
9) il diritto di leggere a voce alta
10) il diritto di tacere

Ballo.
Danza. LindyHop. Lui, il moretto sulla sinistra è il mio prof. Non male. Affatto.
A lezione conosco un italiano e un francese. L’ambiente qui è molto più disteso e amichevole rispetto allo spocchioso mondo della salsa che ad ogni angolo olezza di vecchiume. L’italiano è la versione mora e gentile della fissazione della mia vita. Ci siamo presi in simpatia. Toscano con metà della vita passata a Bologna. "Uomo di cultura". Gli piacciono i miei orecchini a coccinella. E forse anche qualche cos’altro.

Viaggio.
Mater e Pater familiae in visita. Degno di nota il viaggio a Tarragona con Boby, la valigia ante-guerra, fabbricata prima che il Sig. Trolley inventasse, appunto, il Trolley. Boby, solo ruotina-munito, è come un cane al guinzaglio, tira dove vuole lui. Mater e Pater si sono portati al seguito un'amica. Amica completamente incompatibile con la sottoscritta. Amica che ha avuto una vita difficile, una vita tremenda, tristissima. Ma, sarò stronza, non riesco a giustificare il suo essere così congestionatamente nervosa, incapace di capire che forse quando uno sta parlando tu non devi parlare… E tante altre cose. Sarò stronza.

Tarragona - Anfiteatro romano - patrimonio UNESCO

Mi incazzo.
Il calimero messicano ha rischiato di morire. Preso dall’agitazione per avere il suo primo esperimento contaminato da un pregevolissimo ceppo batterico, non ha VISTO che stava versando la candeggina anche su una mia piastra. Ho dovuto far entrare nei polmoni tutta l’aria che c’era nel laboratorio per non vomitargli addosso il mio odio. Ricorrere alle lontanissime lezioni di yoga e a tutta la mia calma. Ha funzionato. Adesso almeno è sedato, e cerca di contenere il suo altrimenti incontenibile desiderio di mettersi in mostra, perchè è chiaro che verrà insignito presto da un Nobel.
Anche CiaoBella. Arrivo all’una al lavoro perché sono stata male tutta la mattina. Come fai a dirmi “sei sempre in formissima” quando ho la faccia color della cera economica delle candele delle chiese e sto su perché due Buscofen nelle vene mi fanno da ciappetto tenendomi attaccata al filo della lucidità?

Sogno. Amica è venuta a trovarmi. E con lei gli ultimi raggi di autunno. Farfalle e piedi scalzi.


Foto scattate da lei, Alicae

Assieme siamo andate in uno dei miei musei preferiti. Il quadro oggetto di miei numerosi pellegrinaggi era ancora là appeso.

Susana Rangel - La nuca

Lei è Susana Rangel. E tutti quelli che hanno visto “La nuca” mi hanno chiesto se fossi io di spalle. Non potevo trattenermi dal saccheggiare il museo di ogni gadget che riportasse questo quadro. Non potevo davvero.

Rifletto.
Ultimamente ogni persona che mi incontra nel corridoio e che sa che sono italiana mi ferma dicendo: “congratulaccioni”, “và a casa!”, “sei felicce?”, “finalmente eh?”. Io sorrido. Ma è un sorriso amaro. Perché per quanto mi sforzi non sono felice, non ci vedo molto di positivo nel nuovo panorama politico italiano. Non riesco a percepire un prossimo forte cambiamento. Un rospo se ne va dallo stagno, ma quello che rimane è pur sempre fanghiglia. E ci sono ancora tutti gli altri rospi.

Ascolto.

Everytime i look in your eyes
you move the
ground beneath me
and? i really don't know why
but i don't wanna end tonight



Stringi forte al petto quell'attimo che c'è
se ti porti dietro il mondo
porta dietro pure me...