martedì 4 ottobre 2011

Good Feeling.

Ibiza.
Italiani, droga, feste incredibili e incredibilmente costose, e mare stupendo.
Mare favoloso.


Le mie compagne di viaggio mi hanno stupito. Prima di partire mi stavo maledicendo. Al lavoro è faticoso stare con loro. Ma siamo tutte donne. Caratteri diversi. Vedersi tutti i giorni. Lavorare assieme tutti i giorni. Probabilmente odierei anche la mia ombra se ci dovessi avere così tanto a che fare.

C’è ScattinoComplessato. Lei è bellissima. Tanto bella quanto insicura. Come sempre. Lei è stata la prima a farmi capire che in Spagna e paesi ispanico-parlanti, la tristezza si cura sistematicamente con antidepressivi. Qui tutte, tutte le ragazze sono in cura. Ancora non riesco a capire se le loro tristezze sono davvero così profonde, o semplicemente non sono in grado di vedere tutti quei dettagli che ti fanno andare a letto comunque soddisfatta. Lei, ad ogni modo è una grande amica. E sa consolare quando ce n’è veramente bisogno. E sa divertirsi. Ed è perennemente nello stato di scattino quando prende il caffè. Nei dieci minuti che mi aspettava sotto casa qualche mese fa, ha deciso di mettersi a pulire la macchina e il baule. E l’ha fatto.

Poi c’è FigliaDeiFiori. Lei è capace di dimenticarsi ogni cosa fuori posto, di trattare con un farmaco un controllo, di iniziare un esperimento senza aver la minima idea di quello che sta facendo. Tratta ogni lato della sua vita lavorativa con lo stesso stato di ebrezza effimera del venerdì sera. È sempre, perennemente, in un campo di fiori pieno di farfalle. E non sai se quando le stai parlando e lei posa i suoi occhioni di miele su di te, ti sta realmente guardando, o in realtà sta contando le farfalle tra i fili d’erba.

Ma nonostante tutto questo, Ibiza è stata favolosa. Loro le compagne ideali. Una vacanza compressa indimenticabile. Si parla già di replicare a Menorca o Berlino. So benissimo che l’eccitazione pianificatrice del momento sarà dimenticata presto. Ma anche solo pensarlo mi fa piacere.

Tornando a casa dal lavoro, sciami di nani invadevano i parchetti tra la fermata della metro e casa mia. E mentre chiudevo la porta del condominio è comparsa una bambina sul marciapiede. Mi fissa e inizia a cantare.
Faccio rapidamente mente locale sul giorno, e una volta appurato che non è Halloween, le chiedo se vuole entrare. Lei mi sorride, fa cenno di no con la testa, e voltandosi, con i ricci, il vestitino bianco con i fiori rossi, le scarpine, e il suo sorriso se ne va. Continuando a cantare.
Qualche secondo per accorgermi quanto mi manca lavorare con i bambini.

La nonna di Daisy è stata qui nel weekend. Mi ha lasciato sul letto un paio di espardenyes blu. Ha cucito l’orlo della tenda in sala che ora cade dritta e sicura in direzione del pavimento, e non è più costretta in un improbabile nodo.
Poche cose che scaldano il cuore e ti fanno sentire a casa anche qui.

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