domenica 28 agosto 2011

Awakening.




Si sveglia lentamente. È troppo presto. La notte non dura più di cinque ore adesso. Solo cinque ore di distacco dai suoi pensieri e dalla sua vita. Troppo poche.

Mattoni pesanti nell’intestino. Una gamba fuori dalle coperte alla ricerca del fresco, il resto del corpo sotto. Non riesce a dormire senza qualcosa che la copra.
Piccoli rettangoli di luce le illuminano il corpo. Lacrime e mascara incrostano i suoi occhi.

La notte precedente. Sabbia che si infila nelle ballerine, salsedine, ritmo scandito e vuoto, un vocalist troppo convinto. Al ritorno la maschera può cadere, non è più necessario sforzarsi che vada tutto bene. I piedi si trascinano stanchi fino al letto.
“Le gnocchine prima di andare a letto si struccano, si spazzolano i capelli, almeno cento volte…” 
“…pazienza.”
Non si muove. Solo permettere alla sua cassa toracica di dilatarsi le costa fatica. Si immagina il diaframma, i muscoli intercostali, uno a uno. I mattoni nell’intestino.

Cerca di rimandare i pensieri il più possibile, black out del cervello. Sinapsi sottovuoto. Risucchia acetilcolina, catecolamine, serotonina. Bloccate.
Poi stancamente, noiosamente ritornano a funzionare.
“Devo riprendere a fare yoga”

Passi nella stanza, zoccoli di legno sfregano contro la superficie ruvida del pavimento nel tentativo di fare meno rumore.
Finge di dormire. Come sempre.

Un bacio sul ginocchio. Rabbrividisce al contatto con la barba. Un altro sul braccio, poi sulla guancia.
<< Buongiorno >> sussurra << sto andando via. >>
<< Buongiorno >> risponde con la bocca impastata che fatica ad aprirsi.
<< Buon viaggio. Spero di riuscire a venirti a trovare >>
<< Anche a te. Divertiti. Ti aspetterò. >>
Un ultimo bacio.
Socchiude faticosamente gli occhi. Le spalle larghe di suo fratello si allontanano. Non lo rivedrà per un bel po’.

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